Sosta del Sangiovese

ll Sangiovese è il vitigno a bacca rossa più coltivato in Italia, in particolare nell’area Centrale. In Toscana, vinificato in purezza o insieme ad altre uve locali o internazionali, troviamo alcune delle sue espressioni migliori (conosciute in tutto il mondo!): il Chianti, il Brunello di Montalcino, il Nobile di Montepulciano o il Morellino di Scansano, ma anche i famosi Supertuscan. Anche in Umbria è il Sangiovese tocca vette qualitative con il Rosso di Montefalco, il Torgiano, il Rosso dei Colli Amerini, dei Colli del Trasimeno e dei Colli Martani. Altre importanti produzioni di Sangiovese le troviamo nelle terre della Romagna sotto le denominazioni Sangiovese di Romagna Superiore Colli di Faenza.

Il Sangiovese viene coltivato anche all’estero, soprattutto in: California (Napa Valley e Sonoma), Argentina (Mendoza) e Australia. Tale diffusione rende difficile dare una descrizione assoluta del vino che si ricava dal Sangiovese, le cui varie espressioni vanno dal vino rosso più economico ai vertici qualitativi del Brunello di Montalcino. Il Sangiovese è quindi un vitigno versatile e con una buona capacità di adattamento,non ha particolari esigenze per quanto concerne il terreno, anche se dà i risultati migliori in terreni argilloso-calcarei e ricchi di scheletro; preferisce climi secchi e caldi, mentre soffre quelli freddi e umidi poiché va incontro con facilità a marciumi data la discreta compattezza dei suoi grappoli e la buccia sottile degli acini. Vitigno a maturazione tardiva, ha un grande potenziale produttivo per cui i viticoltori tendono ad adottare pratiche colturali scrupolose per limitarne la resa e favorire un raccolto più limitato ma di qualità più alta.

In generale i vini prodotti con Sangiovese in purezza hanno un’acidità piuttosto elevata e un alto contenuto di tannini, colore moderato e una struttura media. Il Sangiovese, a seconda delle versioni più fresche o più strutturate, può adattarsi a tantissimi tipi di abbinamenti differenti. 

Questo vitigno era già diffuso in epoca Etrusca (sembra provenire dalla zona a nord del Tevere), così come le ultime scoperte ampelografiche ne confermano la discendenza da Ciliegiolo e Calabrese Montenuovo, vitigno coltivato in meridione e scampato all’estinzione per puro caso.

Con il termine Sangiovese ci si riferisce in realtà a numerosi cloni diversi che si sono differenziati nel corso dei secoli nei diversi territori. I cloni di Sangiovese più diffusi sono il Sangiovese Grosso, conosciuto come Brunello a Montalcino e Prugnolo Gentile a Montepulciano ed il Sangiovese Piccolo.

Il primo a citare questo vino nel 1600 con il nome sangiogheto e sangioveto fu Giovanni Vettorio Soderini, agronomo toscano, che nel parlò in un suo trattato di viticultura: “Vitigno sugoso e pienissimo di vino”… “Che non fallisce mai”, ma anche pericoloso, perché è facile farne aceto. La reale origine del nome sangiovese è sconosciuta: la versione più diffusa è quella per cui il nome gli fu dato da un monaco cappuccino del convento di Sant’Arcangelo di Romagna, nei pressi del monte Giove, durante un banchetto in onore di papa Leone XII, il quale chiese come si chiamasse lo squisito nettare servitogli, ma i monaci, che non avevano mai pensato di dargli un nome, improvvisando risposero “sangue di Giove“.